Inchiesta cardiochirurgia Chieti: sequestrati beni per 600mila euro a imprenditore teramano

Dopo gli arresti domiciliari di un anno fa, per Pellecchia scatta il provvedimento su 4 immobili e conti correnti

TERAMO – I finanzieri del Gruppo di Chieti e della Compagnia di Teramo hanno eseguito un’ordinanza di
sequestro preventivo di disponibilità finanziarie e beni immobili, per un importo complessivo di circa 600 mila euro,
emessa dal Gip del Tribunale di Chieti, Luca de Ninis (su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica, Giancarlo Ciani), nell’ambito dell’indagine complessa ‘A cuore aperto’, durata oltre due anni per i reati di corruzione, falso e turbata libertà del procedimento nella scelta del contraente, connessi a una maxi frode sulla spesa sanitaria per acquisti di dispositivi medicali effettuati dalla Asl di Chieti senza le previste gare di appalto.

L’inchiesta, quasi un anno fa, coinvolse anche l’imprenditore teramano del settore delle apparecchiature elettromedicali Antonio Pellecchia, che finì agli arresti domiciliari. Nell’inchiesta erano finiti ai domiciliari anche il primario dell’unità complessa di cardiochirurgia dell’ospedale di Chieti, il professor Gabriele Di Giammarco, un altro imprenditore della distribuzione di apparati e un agente di commercio. I finanzieri avevano anche notificato un provvedimento di inibizione di un anno a due medici, uno di Padova e uno della Cardiochirurgia chietina.

Ed è proprio a Teramo che la Fiamme Gialle hann dato esecutività al sequestro per via diretta e per equivalente, di 4 beni immobili per oltre 550mila euro, ubicati nelle province di Teramo e di Sassari, conti correnti bancari e disponibilità finanziarie intestati all’imprenditore e a una società a lui riconducibile che opera nel
commercio di dispositivi medicali.

Nel corso delle indagini, i finanzieri di Chieti hanno rilevato gravi distorsioni nelle procedure di acquisto dei materiali e degli apparati medicali per le attività dell’unità di Cardiochirurgia dell’ospedale di Chieti, frutto di un patto corruttivo consolidato nel tempo che ha consentito ai soggetti coinvolti di trarre vantaggi illeciti.